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SICCITÀ : DIETA MEDITERRANEA KO,

 


SICCITÀ : DIETA MEDITERRANEA KO,

DALLA PUMMAROLA ALL’OLIO

La siccità ed il caldo hanno colpito pesantemente i prodotti base della dieta mediterranea, dal grano per la pasta all'olio extravergine di oliva fino alle conserve di pomodoro determinando un forte contenimento produttivo, ma ne hanno anche esaltato le caratteristiche qualitative.

E’ quanto emerge da una analisi sugli effetti del caldo e della siccità che si estendono alle tavole degli italiani dopo aver colpito le campagne dove hanno superato i 2 miliardi di Euro le perdite provocate alle coltivazioni e agli allevamenti, con una crisi idrica che sta colpendo più dei 2/3 dei campi coltivati.

Il raccolto di pomodoro per passate, polpe, concentrati e sughi da conserve – evidenzia il Centro Studi Coldiretti - è in contrazione del 12% rispetto allo scorso anno mentre per il grano duro da pasta si prevede una diminuzione media attorno al 10%, pur a livelli qualitativi mai riscontrati negli anni passati. La campagna, 2017/18,  di raccolta delle olive si prospetta una delle peggiori degli ultimi decenni anche se, tendenzialmente, in leggero aumento rispetto allo scorso anno che è stata tuttavia pessima in termini quantitativi con 182 mila tonnellate, in calo del 62% sull’annata precedente.

Contrazione produttiva determinata anche da vicende climatologiche che hanno innescato diffusi fenomeni quali: la cascola delle olive e danneggiamenti determinati da parassiti, fungini e vegetali, mai riscontrati nel recente passato.

Un dato che suggerisce di porre attenzione, da parte del consumatore, all’etichettatura che dovrebbe, obbligatoriamente, indicare l’origine sulle bottiglie di extravergine, anche se in caratteri minuscoli e spesso nel retro delle bottiglie, cercando di privilegiare il prodotto Made in Italy e, in primis, il 100% italiano, oltre a quelle a denominazione di origine e agli acquisti diretti dal produttore o nei mercati a “Km Zero”.

Il rischio di prodotto straniero spacciato per italiano è presente anche per il pomodoro da conserva causa le continue importazioni di concentrato dalla Cina aumentate del 43% nel 2016, poiché favorite dalla mancanza dell’obbligo di indicare la provenienza nelle confezioni. Attualmente l’etichettatura di origine è obbligatoria solo per la passata di pomodoro, anche se è reiteratamente richiesto, da più parti, che sia estesa a tutti i derivati, dal concentrato ai sughi fino al ketchup.

Una esigenza che vale anche per il grano utilizzato per la produzione di pasta con la necessità di rendere immediatamente operativo il decreto interministeriale firmato dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina e Carlo Calenda che obbliga ad indicare in etichetta la provenienza e la tipologia del grano impiegato nella pasta per dare la possibilità di scegliere ai consumatori se sostenere la produzione italiana che quest’anno, per il caldo e la siccità, è ottima sotto il profilo qualitativo con pesi specifici elevati: proteine abbondantemente oltre il 13%, se non il 14% o addirittura il 15%, e assenza quasi totale di difetti della granella (bianco  natura sotto al 10%, volpature e chicchi fusariati sotto il 5%).

Non solo danni, dunque: il caldo e la siccità  hanno, sicuramente, decimato le produzioni agricole hanno esaltato le caratteristiche qualitative, dalla raccolta di supergrano alla frutta dolcissima cui le condizioni climatiche hanno garantito un elevato grado zuccherino e di sostanze antiossidanti (vitamine, antociani e betacaroteni).

Anche il pomodoro da industria, dove si è potuto irrigare, sarà di grande qualità con la produzione di ottime conserve rosse come pure l’uva da tavola che, quest’anno, sarà ricca di sostanze zuccherine.

Tutti i vegetali con il grande caldo mettono in atto meccanismi di difesa per contrastare le alte temperature e la siccità con una riduzione della produzione e una elevata perdita di acqua per traspirazione, con concentrazione dei succhi organici ad elevato tenore zuccherino.

Nonostante queste proiezioni, le importazioni dall’estero, spesso spacciate per nazionali hanno determinato un crollo delle quotazioni in campagna fino al 40% rispetto ai valori necessari per coprire, almeno, i puri costi di produzione.

 

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