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AGROALIMENTARE “MADE IN ITALY” IN USA VALE 4 MLD

 

L’agroalimentare Made in Italy negli Usa, nonostante le tensioni determinate dall’ingresso dei dazi voluti da Trump su alcuni prodotti, è cresciuto del 4% nel primo quadrimestre del 2018 dopo aver raggiunto il record storico di oltre 4 miliardi nello scorso anno.

Lo evidenzia il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nell’esprimere apprezzamento per la volontà del premier Giuseppe Conte di tutelare dai dazi i prodotti dell'agroalimentare, come avvenuto nel ‘faccia a faccia’ con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nel corso del recente viaggio del presidente italiano del Consiglio.

Oggi, l’agroalimentare – ricorda la Coldiretti - rappresenta il 10% del totale delle esportazioni italiane negli Usa, ‘paniere’ di prodotti che, da sempre, svolge una importante funzione di traino per l’immagine e la riconosciuta qualità dei prodotti ‘made in Italy’.

Gli Usa, oggi, si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna con il vino che risulta essere il prodotto più gettonato, davanti a olio, formaggi e pasta.

Preoccupazione che deriva dalla recente decisione Usa di aumentare le tariffe per l’importazione di olive spagnole con la messa sotto accusa, in contemporanea, del sistema di aiuti europei all’agricoltura e con esso, di fatto, a una larga parte delle esportazioni agro-alimentari dell’Unione Europea comprese quelle Made in Italy.

Al centro della tregua raggiunta con l’incontro tra il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker e il presidente americano Donald Trump c’è  l’impegno UE ad importare più soia dai produttori Usa duramente colpiti dalle ritorsioni cinesi scattate dopo le prime misure adottate dagli Stati Uniti nei confronti del gigante orientale.

L’impegno di Trump a favore dei propri agricoltori è confermato dall’annuncio da parte dell’amministrazione statunitense di un piano di 12 miliardi di dollari per aiutare gli agricoltori statunitensi più colpiti dalla guerra commerciale in corso che prevede tra l’altro aiuti diretti agli agricoltori in settori chiave come soia, mais, cotone, lattiero-caseario e carne suina, l’acquisto del surplus degli agricoltori di alcuni settori come quello ortofrutticolo, del riso, della carne bovina e del latte e lo sviluppo di nuovi mercati per l’export dei prodotti agricoli statunitensi.

 

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