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XYLELLA: PRIMO ULIVO IN QUARANTENA DOPO 1,2 MLD DI DANNI

 

XYLELLA: PRIMO ULIVO IN QUARANTENA DOPO 1,2 MLD DI DANNI

incappucciato a Monopoli per fermare l’espansione contagio a nord

 

Per fermare l’avanzata verso altri “lidi” della Xylella serve un cambio di passo per superare le tante incertezze e i numerosi, colpevoli, ritardi che hanno provocato l’avanzata del batterio che ha porovocato, soprattutto nell’olivicoltura salentina, ben 1,2 miliardi di danni.

Lo sottolinea la Coldiretti commentando la messa in quarantena, a Monopoli, della prima pianta di ulivo che è stato incappucciato con una rete antinsetto, sotto la vigilanza dei Carabinieri Forestali su mandato della Procura di Bari, in Contrada Caramanna n. 576 per evitare il rischio di propagazione del batterio che secca gli ulivi verso gli areali settentrionali della regione e, comunque, verso aree olivicole limitrofe.

La copertura si è resa necessaria dopo che la magistratura ha bloccato l’espianto dell’ulivo infetto un quanto quale “corpo del reato” non poteva essere neppure sfiorato e per questo è stata costruita una vera e propria struttura in tubi in acciaio che consentirà di posare la rete antinsetto ad una distanza di 50/70 centimetri dall’albero stesso.

Dopo i ritardi accumulati nella presentazione alla conferenza Stato Regioni del decreto per far partire il piano di interventi occorre una decisa accelerazione – continua la Coldiretti – con risorse adeguate per le aziende colpite e le indispensabili “eradicazioni chirurgiche” che, se fatte con la necessaria tempestività, avrebbero risparmiato alla Puglia e all’Italia una drammatica e onerosa situazione emergenziale.

Oggi, se non si vuole ripetere una ulteriore penalizzante campagna produttiva, non esistono più spazi per atteggiamenti negazionisti e per ipotesi di ricostruzione fantasiose che hanno consentito al vettore di continuare ad infettare centinaia di migliaia di esemplari anche monumentali.

In sei anni si sono accumulati troppi errori e incertezze che hanno favorito l’avanzare del contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando poi a Monopoli, con tutti gli effetti disastrosi che ha prodotto sull’ambiente, sull’economia e sull’occupazione.

Non mancano, su questo fronte, le responsabilità regionali ma anche comunitarie e sotto accusa, peraltro, tutto il sistema di controllo dell’Unione Europea che continua ad avallare frontiere colabrodo che continuano a far transitare materiale vegetale potenzialmente infetto poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam.

La medesima permissiva politica europea che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene a  cui sono soggetti, invece, i nostri prodotti esportati.

 

 

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