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L’EMBARGO RUSSO È COSTATO OLTRE UN MILIARDO AL CIBO MADE IN ITALY

 

Con le esportazioni Made in Italy in Russia che sono diminuite, ulteriormente, del 24,9% a settembre, rispetto allo scorso anno, è positiva la volontà di agire per ripensare le sanzioni. Lo ribadisce la Coldiretti sulla base degli ultimi dati Istat mentre commenta, positivamente, le dichiarazioni del premier Giuseppe Conte in visita in Russia “per dimostrare al presidente Wladimir Putin la costante disponibilità dell'Italia al dialogo” e ribadire che “le sanzioni non possono essere un fine ma un mezzo per risolvere le divergenze".

A poco più di quattro anni dall’entrata in vigore dell’embargo con decreto n. 778 del 7 agosto 2014, più volte rinnovato, come ritorsione alle sanzioni europee, le esportazioni agroalimentari Made in Italy sono costate oltre un miliardo di euro all’Italia, colpendo una importante serie di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso per: frutta e verdura, formaggi, carne e salumi oltre che pesce, provenienti anche da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia.

All’azzeramento della spedizione di questi prodotti agroalimentari Made in Italy in Russia e alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni si sommano quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy.

Si tratta di un costo insostenibile per l’Italia e l’Unione Europea, per questi motivi, è importante che si riprenda la via del dialogo poiché ancora una volta il settore agroalimentare ha rappresentato la ‘merce di scambio’ nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale.

Nei supermercati russi ora fganno ‘bella mostra’ fantasiosi surrogati locali, ma anche di altri Paesi, che hanno preso il posto dei cibi italiani originali, come: la mozzarella “Casa Italia”, l’insalata “Buona Italia”, la Robiola Unagrande, la mortadella Milano, il parmesan, la scamorza al mascarpone.

A potenziare la produzione del falso Made in Italy non è stata però solo l’industria russa, ma – come detto - anche di quei Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Bielorussia, l’Argentina o il Brasile che hanno aumentato le esportazioni dei cibi italiani taroccati nel Paese di Putin. 

 

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